Poesia e cronaca, il teatro diviene occasione di ascolto e di crescita. Cinque giovani artisti ci faranno girovagare per l’Italia, da Milano a Palermo.
Da soli o al fianco di attori d’esperienza e di successo, gli istrionici talenti di oggi danno prova di misurarsi in performance impegnative – per toni e tematiche – e, spesso, anche fuori dagli schemi.
I giovani e il palco: ecco la Top 5 degli spettacoli da non perdere per la stagione teatrale 2018-2019.
Rossella Rapisarda e la sua narrazione di una poetessa spudorata
Nata a Lecco – che è ancora la sua città del cuore – Rossella Rapisarda è abituata a calcare i palcoscenici milanesi, oltre a rappresentare altresì una preziosa partecipazione per i festival locali. Senza filtro è la proposta a cui ci invita anche quest’anno. Lo spettacolo, scritto in collaborazione con Fabrizio Visconti e prodotto da Eccentrici Dadarò, vuole essere un omaggio all’esuberante complessità di Alda Merini.
Il 21 marzo 2019 l’attrice impersonerà la poetessa milanese dal palco del Teatro Sociale di Como; impresa che ha del coraggioso, considerato l’affetto di molti nei confronti della poetessa nata all’alba della primavera.
Lorella Serni sarà Sibilla Aleramo
“Forse le primavere, se torneranno per me, torneranno tutte come questa, deserte”. Con queste parole la poetessa Sibilla Aleramo prende congedo dal suo amore per Dino Campana. Da una poesia all’altra, c’imbattiamo quindi nella produzione di Aleramo, poetessa forse meno nota al grande pubblico, i cui versi e, soprattutto, le cui vicende esistenziali, la livornese Lorella Serni s’incarica di farci conoscere.
La drammaturgia poetica di Lorenzo Bertolani immagina la scrittrice Aleramo ripensare e quasi rivivere, in un sospiro di ricordo, l’amore per il poeta Campana. Lo spettacolo Sibilla Aleramo. Così bella come un sogno in scena l’1 e il 2 dicembre al teatro Le Laudi di Firenze, pare promettere i supremi picchi dell’amore, ebbri di spasimi e strazi, fino ai deliqui febbricitanti che oscurano il senso della ragione.
Christian La Rosa, fratello di Agatha
La locandina di Tu sei Agatha, spettacolo tratto da un testo autobiografico di Margherita Duras, diretto da Lorenzo Ponte, allude a un’accattivante intimità tra un uomo e una donna, vicini pur senza il tocco della pelle. Che di rapporto disarmante e involuto trattasi, è facilmente intuibile. Ciò che non appare è proprio il legame viscerale, “celato nella profondità della mia carne, cieco come un neonato il primo giorno”; legame di radici e infanzia, dato che i due sono fratello e sorella.
Christian La Rosa, giovane di Saluzzo, vestirà i panni (e le carni) del fratello prediletto della scrittrice francese (sul palco, Valentina Picello). La performance, in scena dal 9 ottobre al Teatro Franco Parenti di Milano e il 15 dicembre al teatro San Teodoro di Cantù, si pone dunque anche come momento riflessivo, nel quale si avvicendano senza tregua interrogativi quasi sempre taciuti.
Quali sono le speranze che non è lecito lasciar germogliare?
Mauro Conte in un caso complicato
Da un amore proibito all’altro. Solo in un due posti diversi. L’Italia degli anni Sessanta ha conosciuto, tra gli altri, un caso giudiziario particolarmente dibattuto, che vide sul banco degli imputati Aldo Braibanti, poliedrico intellettuale, nonché militante di sinistra. Il trentacinquenne melfitano Mauro Conte, che non è nuovo al mondo dello spettacolo (con ruoli in film come Impardonnablese Fratelli minori), diverrà l’amante di Fabio Bussotti in Il caso Braibanti, spettacolo al Franco Parenti di Milano dal 6 novembre.
Scritto da Massimiliano Palmese, attingendo da documenti d’archivio, lettere e testimonianze, la pièce ricostruisce tutte le fasi del processo che accusarono di plagio il più maturo Braibanti, in una vicenda che ha di certo antecedenti illustri, specie oltre la Manica.
Il giardino della memoria di Fabrizio Falco
Restiamo nella nostra penisola. La cronaca nera non è mai scarna e sa dove reperire gli avvenimenti peggiori. La Sicilia degli Anni Novanta ne offre a bizzeffe. Il siciliano Fabrizio Falco, che nonostante la giovane età (Messina, classe 1988) vanta già diversi ruoli nell’ambito della cinematografia, nonché riconoscimenti prestigiosi, si cimenterà in un monologo di quelli che rischiarano i tristi abissi dell’agire umano.
Il giardino della memoria, invero, tratto dall’omonimo romanzo di Martino Lo Cascio e diretto da Maurizio Spicuzza, rievoca i momenti del rapimento del tredicenne Giovanni Di Matteo e del suo assassinio, avvenuto due anni dopo, ad opera di abiette minacce e vendette in seno alle faide mafiose.
Al Teatro Biondo di Palermo, dal 31 gennaio, si potrebbe rimanere col fiato sospeso, sospinti, da un lato, tra le deposizioni processuali rilasciate dai responsabili del sequestro e dell’omicidio, e, dall’altro, tra i flussi ininterrotti di coscienza di un ragazzino che tenta disperatamente di dare un senso a quanto gli sta accadendo. Il progetto sembra quanto mai pregevole, in virtù del suo rappresentare un “tentativo culturale” di renderci edotti su episodi tutt’oggi tanto poco discussi quanto impellenti, nella loro stridula problematicità. Uno spettacolo che, a giudicare le promesse, ha tutte le carte in regola anche per varcare i confini siciliani.